Curiosamente l'altro giorno facevo riflessioni simili con Emiliana, un'amica in comune con Michele.
Ho cercato di farle comprendere le potenzialità di un ambiente come Facebook, se usato ovviamente in modo proficuo anziché per creare fuffa o perdere tempo.
Personalmente sono dell'idea che, se qualcuno si mette a giocare con qualsiasi applicazione ludica su un social network, non sottrae tempo a cose ben più utili (e qui qualcuno potrebbe già obiettare che la mente umana ha bisogno anche di essere nutrita con lo svago) ma allo stesso genere di attività svolte però attraverso gli strumenti tradizionali, perché sono la conseguenza di bisogni da soddisfare, sia nel mondo analogico che in quello digitale.
Parlando anche di Internet come ambiente sfasciafamiglie, le spiegavo che attraverso Internet è possibile allacciare tantissime relazioni, ma la stessa Internet ci fornisce anche gli strumenti per gestirle correttamente (poi se qualcuno non vuole applicare né questi strumenti né le più elementari regole comportamentali, che poi non vada a lamentarsi della piattaforma che funziona male).
Le ho fatto il parallelo tra la chat (classico ambiente associato dall'immaginario collettivo al luogo dove “cuccare”) e un social network, Facebook in particolare.
Su Facebook quasi sempre ci si espone in prima persona, con tanto di nome e foto reali.
Facebook è un ambiente pubblico, dove di ogni conversazione rimangono tracce visibili a tutti quelli che fanno parte della propria cerchia di contatti, quindi eventuali scappatelle oppure spudorate menzogne verrebbero subito smascherate.
Le chat già sono diverse, in quanto pochi usano nome/cognome/foto/info personali reali; inoltre sono spesso utilizzate come canali di comunicazione one-to-one, a differenza del reticolo many-to-many di Facebook e degli altri social.
Conosco anche persone che si sono cornificate tramite Messenger (perché no, visto che certe cose accadono da quando esiste la razza umana), così come conosco fedifraghi che sono stati smascherati grazie alle tracce lasciate sul web.
Sul Foglio di Ferrara possono scrivere quello che vogliono, tanto non saranno articoli come quello che fermeranno l'evoluzione dei media digitali.
In Italia il diritto di espressione non lo si nega nemmeno a chi dice fesserie o fa disinformazione, perché è il prezzo da pagare se si desidera una società democratica; dispiace invece vedere quale cattivo utilizzo facciano i nostri soldi (già, nostri e di tutti quelli che, attraverso le tasse, contribuiscono a versare i finanziamenti previsti dalla legge sull'editoria).